MARIO SASSO
Imago urbis
21 ottobre – 25 novembre 2023
a cura di
Leonardo Conti e Sara Bastianini

opening sabato 21 ottobre alle ore 18
con l’evento di danza contemporanea dedicata alla mostra sulla musica di Paola Samoggia

Alla PoliArt Contemporary inaugura Imago Urbis, mostra dedicata a Mario Sasso, artista marchigiano tra i pionieri della videoarte e dell’uso pittorico dei nuovi mezzi espressivi, nati nella televisione dall’inizio degli anni sessanta del secolo scorso. La mostra negli spazi della galleria milanese è incentrata sull’intensissima ricerca recente di Mario Sasso: in circa venti opere di pittura digitale, scelte dal 2010 ad oggi, è un’immagine originalissima, inedita e problematica della città a presentarsi come il centro dell’esposizione e dell’intera poetica dell’artista.

Il talento pittorico e creativo di Sasso lo portano a collaborare stabilmente con la RAI dalla fine degli anni cinquanta, dove nel tempo diventerà il creatore delle prime “sigle” di programmi televisivi. È proprio l’applicazione “elettrica” dei principi compositivi della pittura a renderlo capace di utilizzare i nuovi mezzi che la tecnologica grafica rendeva a poco a poco disponibili. E le motivazioni, da subito, erano quelle che più si sintonizzavano con la sensibilità di un artista emergente come Sasso. L’ideale della formazione di una nuova sensibilità estetica, così forte per tutti gli artisti che vivevano l’esperienza travolgente dello Spazialismo di Lucio Fontana, sembrava porre l’artista marchigiano proprio nel luogo magico in cui ricerca e divulgazione coincidevano: la televisione.
Mario Sasso è da subito consapevole dell’importanza del contesto in cui è venuto a trovarsi e della propria responsabilità come artista, e ha finito per inventare un nuovo modo di concepire la pittura come esperienza di attraversamento “plurimediale”, in cui l’opera è un luogo dinamico di convergenza estetica fondato su un radicale immaginario eclettico. Il fulcro della sua inesausta ricerca, il centro vivo da cui estrarre il senso, ogni senso, per Sasso è la città.

La città è la sua ossessione e la sua passione, di cui nel tempo diviene un cultore integrale. Vi si immerge come un esploratore, per raccoglierne i minimi particolari strappati alla routine d’indefiniti passi. Talvolta sceglie di perdersi nell’ebbrezza febbrile e caotica di una pantagruelica ubriacatura. Vuole esperirne compiutamente l’intensità reale, albeggiante, luminosa e serotina, sino al disseminato abbaglio delle sue notti elettriche. E, poi, la città reale di Mario Sasso smette di esistere. L’immenso giacimento visibile, udibile, sensibile, diviene un’idea, un’intenzione, un’emozione travolgente, persino un simbolo o una mappa, su cui cominciare a edificare una nuova realtà, una nuova città: è la trasformazione del quotidiano nel poetico.
Per la mostra alla PoliArt Contemporary si è scelto di dare conto degli ultimi quindici anni di ricerca, in quella declinazione privilegiata in cui l’artista non ha mai smesso di realizzare quadri, con la sua inedita pittura digitale. Spesso l’origine è la mappa della città. Lo stradario con in nomi delle vie, in cui qualcuno può persino esercitarsi nell’intima vanità dell’immagine reale strappata al simbolo. Ma quella mappa è anche un tracciato stratificato dal tempo, è una collezione di nomi capaci d’evocare miriadi d’emozioni dimenticate e risorgenti, vite, sogni, speranze, riti, amori, ripetizioni di gesti apparentemente insignificanti eppure carichi del respiro di almeno una persona, per quanto dimenticata.
Mario Sasso, con una devozione quasi sacrale, ha guardato, ascoltato, annotato, fotografato, ripreso: ha traghettato su di sé tutto il carico di emozioni che è stato in grado di rivivere nella minuscola particella di tempo che è la vita di un uomo, eppure amplificata da quell’eco dell’eterno che è la sensibilità di un artista. Solo così, da un simile elevarsi, può nascere una nuova realtà e possono nascere i gesti di colore che aggiungono un’imprevista stratificazione sensibile del tempo: la pittura.
Ecco allora le vie che indicano le soglie segrete dell’arte, da cui poter accedere a quell’immaginario segreto che, pur restando ineffabile, viola le porte dell’oblio in cui la vita dei secoli ancora risuona. È su questa materia spirituale e su questo spirito materiale che Mario Sasso ha fondato i più alti esiti della sua ricerca sulla città. Qui sorgono i suoi molti “sanpietrini” danzanti, le oniriche visioni notturne di colori e gesti quasi informali, che sempre trovano vie di fuga verso cui tendere. E ancora, il trascendersi delle dimensioni verso “insediamenti” possibili e inesplorati, oggetti superficiali dentro superfici oggettuali in cui sempre tutto scorre, senza fine.

Completa la mostra un catalogo a cura di Leonardo Conti per le Edizioni PoliArt Contemporary e Eclipse Arte Edizioni.

Nota biografica

Mario Sasso nasce a Staffolo, provincia di Ancona, nel dicembre del 1934, e presto si trasferisce con la sua famiglia nella vicina città di Jesi. Da ragazzo frequenta lo studio di alcuni pittori locali. Diciottenne va a Torino, dove segue i corsi della Scuola di Grafica di Armando Testa. Nel 1958 si trasferisce a Roma dove dipinge un nutrito ciclo di quadri informali, e nel 1959 inizia a collaborare con la Rai, Radio televisione italiana, avviando un percorso di ricerca che lo porta ad affiancare alla pittura la progettazione grafica nei nuovi media elettronici della televisione. Realizza la sigla di Non è mai troppo tardi, storica trasmissione che contribuisce all’alfabetizzazione di tanti italiani. Nell’ottobre 1968, su incarico della Rai, va in Libia dove prende parte all’istituzione della locale televisione nazionale e realizza una serie di quadri ispirati al mondo arabo.
Nei primi anni Settanta, nello studio di via Oslavia, dipinge Spazi chiusi – Spazi aperti, un ciclo di quadri sul tema dell’inquietudine urbana, caratterizzati da un forte accento poetico e da una pittura divisionista sottratta all’ingrandimento fotografico, a cui Sasso fa esplicito riferimento. Più tardi, dalle sue opere scompare la figura umana, ma non la presenza dell’uomo, che popola intensamente, come un’attesa, le immagini del mondo abitato – i muri, le finestre – e gli oggetti urbani molto ravvicinati – il pavé, i telefoni pubblici, le cassette postali – con inquadrature vicine al linguaggio della ripresa e del montaggio elettronico.
Nel 1978 Sasso progetta il primo intervento luminoso di dimensione urbana, scrivendo con la luce sul palazzo a vetri della Rai di viale Mazzini a Roma, in occasione dell’inaugurazione della terza rete televisiva. L’esperimento viene ripetuto più tardi sul palazzo dell’Eni all’Eur.
Nel 1980 alla libreria Il Ferro di Cavallo di Roma tiene la prima del suo film-ambiente Il risveglio dell’arte dalla morte, che dà avvio alla sperimentazione tecnologica dell’artista, con una forte riflessione sul mondo della pittura. Successivamente Sasso rielabora elettronicamente, tramite un sintetizzatore, alcune immagini girate da un elicottero, che vengono poi stampate in cibachrome e poi esposte insieme ad un ciclo di quadri dal titolo Tra cielo e terra.
Nel corso degli anni Ottanta, la metropoli notturna diventa un pretesto per dipingere l’energia della luce, ora frammentata nell’unità luminosa del pixel; questo ciclo di quadri, dal titolo Pictogrammi-videogrammi, viene esposto a cura di Vittorio Fagone che dell’artista dice: “Mario Sasso confrontandosi con il video e la pittura dimostra come possono utilmente intrecciarsi in un nodo le due storie e le due pratiche; e tuttavia, senza che mai ne risulti confuso il filo continuo”. Contemporaneamente progetta e realizza le prime sigle tridimensionali prodotte in Italia, quella del Tg 2 nel 1984 e del Tg 3 nel 1986, con musica di Brian Eno. Nello stesso anno realizza un video sulla Gioconda di Leonardo, dipinto virtualmente al paintbox da Picasso, De Chirico, Kandinskij, Pollock, e proiettato alla Biennale di Venezia, dedicata al tema Arte e Scienza, il quale successivamente diventa la sigla della rubrica d’arte di RaiUno Grandi Mostre.
Il passaggio successivo della ricerca artistica di Sasso va verso l’astrazione dello stradario: “L’artista infatti estrapola dalle pagine gialle, che accompagnano l’elenco telefonico, alcune cartine topografiche della città di Roma e New York e le interdice attraverso il ricorso ad una pittura gestuale (Achille Bonito Oliva)”; in questi quadri Sasso inserisce dei video a cristalli liquidi che contengono animazioni realizzate in computer grafica.
Nel 1990 progetta insieme all’architetto Mao Benedetto l’obelisco elettronico all’interno del quale scorrono le immagini tridimensionali del video Le città continue ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino. Nello stesso anno studia per RaiSat un’innovativa impaginazione di rete, invitando gli artisti Baruchello, Canali, Nespolo, Luzzati, Plessi, Cucchi, Verde, Nam June Paik, Patella, Boetti e Studio Azzurro a presentare uno story board per realizzare dei count down di dieci secondi in cui il segno di ogni artista è abbinato ad un diverso genere televisivo. Sempre per RaiSat realizza, con le musiche di Nicola Sani, il video Footprint, con cui vince la Nica d’Oro al festival d’Arte Elettronica di Linz.
Gli anni Novanta sono gli anni della ricerca elettronica delle videoinstallazioni. Realizza L’omaggio a Dziga Vertov, La stanza di Bacon, Le città continue (Videocartoline), L’omaggio a Leopardi e la Torre delle Trilogie, un monolite di sessanta monitor alto sette metri, sul tema della luce, dell’acqua e del colore, con musiche di Nicola Sani, commissionato dall’azienda iGuzzini Illuminazione, in cui l’artista sperimenta la tecnica del montaggio verticale, e con cui vince il Premio Guggenheim. La Torre viene successivamente esposta al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nel padiglione italiano di Hannover 2000. Sasso viene invitato a due edizioni della Quadriennale di Roma e al Siggraph di Los Angeles.
Nel 1999 per il concerto di Nicola Sani Non tutte le isole hanno il mare intorno al Teatro Pergolesi di Jesi elabora tre videoinstallazioni in cui è previsto un coinvolgimento con il pubblico.
Ad Ancona nel 2002 realizza al porto una proiezione su un ventaglio d’acqua di notevoli dimensioni. La nuvola, realizzata con una speciale installazione idraulica, rimanda le immagini delle opere dei grandi maestri dell’arte marchigiani, a cui l’opera è dedicata. Nel 2003 realizza la mostra antologica alla Rassegna Internazionale d’Arte G.B. Salvi di Sassoferrato, con installazioni anche a Fabriano e Jesi.
Nel 2006 Sasso espone per la prima volta insieme il ciclo La ruota di Duchamp, quattro videotape dedicati a Ingres, Bacon, Hopper e all’arte del Novecento, composti in un’unica installazione a Fabriano nel portico della piazza cittadina, per il Premio Ermanno Casoli, come evento collaterale della mostra su Gentile da Fabriano. Nella stessa occasione realizza anche l’installazione della Quadreria di Ritratti.
Negli ultimi anni la pittura dell’artista diventa prevalentemente digitale e il mezzo informatico contribuisce ad una sempre maggiore smaterializzazione delle immagini. La metropoli globalizzata si trasforma in galassia, e il quadro diventa oggetto, prendendo la forma di telo e di pacco. Con questa produzione Mario Sasso nell’aprile del 2008 espone alla galleria Ph7 di Roma in una personale curata da Massimo Riposati. Nell’ottobre dello stesso anno l’artista viene invitato per una mostra antologica al Museo di Arte Contemporanea di Mosca organizzata da GlazonArt e curata da Annalisa Filonzi, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. La mostra viene documentata con un libro edito dalla Fondazione Volume! con un testo di Victor Misiano. Nel 2009 Mario Sasso riceve il Premio Città di Staffolo dove espone una videoinstallazione nella Chiesa di San Francesco: Trittico Contemporaneo a cura di Nicoletta Rosetti. In settembre la Fondazione Città Italia lo invita con altri dodici artisti ad una mostra evento alla Triennale di Milano dove gli elaborati vengono venduti in un’asta a favore dei non vedenti. Nel 2010 è invitato a partecipare ad una videoinstallazione alla Biennale di Carrara a cura di Federica Forti. Nell’agosto dello stesso anno espone alcune installazioni sul tema della città nella Palazzina azzurra di San Benedetto del Tronto a cura di Giancarlo Bassotti.
Nel 2011 è invitato alla 54° edizione della Biennale di Venezia con un’installazione video dedicata alle avanguardie storiche. Nello stesso anno il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli conferisce l’Ordine di Cavaliere per meriti di lavoro.
Il 2012 è l’anno della personale alla Galleria Mara Coccia di Roma con due installazioni, pensate in due tempi separati, dal titolo Dove si incontrano le città a cura di Silvia Bordini e Frammenti morali di contemporaneità a cura di Annalisa Filonzi.
Il 7 aprile 2014 una giornata di studi dedicata a Mario Sasso viene organizzata dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, a cura di Silvia Bordini, con contributi degli studiosi invitati: Francesca Gallo, Pietro Montani, Maria Grazia Pontorno, Claudio Zambianchi, i cui atti vengono pubblicati online su Arshake da Elena Giulia Rossi.
Negli anni più recenti la produzione e la riflessione di Mario sasso si concentra sulla pittura digitale: nell’ottobre del 2015 espone alla Galleria AOCF58 un’istallazione dedicata al Tridente di Piazza del Popolo a cura di Francesca Gallo seguita da Attorno a Tridente, una conversazione sul ruolo storico e culturale del Tridente, cioè le strade che da piazza del Popolo conducono verso il centro di Roma a cui partecipano anche la storica dell’arte Silvia Bordini, l’architetto Franco Purini e l’attrice Lucia Bendia insieme alla curatrice. Momento importante sul lavoro dell’artista è la giornata di studi che si svolge presso il MACRO Asilo di Roma nel febbraio 2019 intitolata Mario Sasso, la città e la televisione, la pittura e il video, dall’analogico al digitale, alla quale intervengono Dario Evola, Marco Maria Gazzano, Silvia Bordini e Annalisa Filonzi, i quattro studiosi che hanno seguito i momenti più importanti della carriera dell’artista.

PoliArt Contemporary – Milano
Viale Gran Sasso 35

ORARIO
Martedì e giovedì 15.00 -18.00
Venerdì 10.30 – 13 e 15.30-18.30
Sabato 11-13
Gli altri giorni e in orari diversi per appuntamento
(eventuali variazioni saranno reperibili su Google)

ingresso libero

INFO
02.70636109
388.6016501 e 380.3816409
info@galleriapoliart.com
www.galleriapoliart.com